I vini del Montenetto. - Cibodimezzo

I vini del Montenetto.

Capriano del Colle. «Ah sì fanno il Clinto che sa di fragola, rosso che tinge, da bere nella scodella stando attenti a non macchiarsi: non vengono più via quelle macchie sai? Marzemino? Ma il Marzemino lo fanno su nel Trentino, siamo in provincia di Brescia qui, io bevo solo vini del territorio!» Che impresa nel comunicare che no, il Clinto non si fa più a Capriano, veramente non si sarebbe potuto farlo neppure in passato perché non è uva vinificabile, non è Vitis Vinifera, l’unica considerata atta allo scopo in Italia bensì incrocio tra Vitis Labrusca e Vitis Riparia capace di dare vini bassi d’alcol, ricchi di tannini e pectina con successiva produzione di alcol metilico (tranquilli dovremmo berne in quantità pantagrueliche per averne disturbi). «Peccato era così buono, anche se un po’ grezzo, un po’ ruvido…» Veramente un certo Agostino Gallo, grande agronomo bresciano del ‘500, nelle sue Vinti giornate dell’agricoltura et de’ i piaceri della villa parlava del Marzemino nel Montenetto in tempi, come dire, non sospetti…

Luoghi comuni, ricordi, entrambi non facili da affrontare, eppure il Montenetto, così si appella il relativo Consorzio di tutela dal 2012, essendo nato come Consorzio di Capriano del Colle nel 1999 denominazione che ancora persiste per la DOC in attesa di una logica riunificazione – il Montenetto comprende anche parte dei comuni di Flero e Poncarale – grazie all’azione di tutti gli associati e in particolare di alcune sue più attive realtà vitivinicole offre vini di qualità, moderni, anche biologici, pur nel pieno riconoscimento dei suoi vitigni simbolo: il Marzemino per le uve a bacca rossa, il Trebbiano per quelle a bacca bianca. Così capita di stupire gli onesti quando si svela che quel rosso, elegante, capace di affrontare il tempo senza problemi è un Capriano del Colle DOC, ad accompagnare il Marzemino ci sono in percentuali previste dal Disciplinare Sangiovese, Barbera e Merlot. Quel bianco dai sottili profumi, fine, è un Capriano del Colle DOC…

Senza contare altre espressioni: produttori propongono grandi vini nella versione Riserva, sottoposti a un periodo d’invecchiamento obbligatorio di almeno ventiquattro mesi, anche in botti di legno, come specifica il Disciplinare. O frutto di raccolte e vinificazioni particolari: un Marzemino passito? Esiste. Un Trebbiano da vendemmia tardiva e magari da uve parzialmente botritizzate? C’è. Come non mancano Metodi Classici e tornando alle tipologie previste dal Disciplinare suadenti e fruttati Marzemini in purezza. Volendo possiamo costruire un intero pranzo, anche importante, utilizzando unicamente vini di quel lembo del territorio bresciano.

Un potenziale che ancora deve trovare, ma tanti passi si sono fatti se ci confrontiamo con il recente passato, il giusto riconoscimento, lo spazio che gli compete accanto ad altri misconosciuti vini della nostra provincia.

(a cura di Carlos Mac Adden)